Un testo poetico, quello del “Cantico dei Cantici” pieno di sensualità e di erotismo che fa parte del Vecchio Testamento e il cui contenuto ha fatto sempre molto discutere per la profonda differenza di stile e di natura che si riscontra col resto della Bibbia. Bellissima ne è la traduzione di Guido Ceronetti, con cui la coreografa e regista Flavia Bucciero ebbe una corrispondenza nel lontano 2002 per un confronto su un’idea di messa in scena. L’elemento della sensualità, del ricordo, della lontananza, del desiderio dell’altro, del vuoto e dell’assenza che si riempiono di assonanze con il modo della natura, sono centrali nella messa in scena. Il periodo di vita che stiamo tutt’ora attraversando, ci ha abituato a declinare in mille forme questi concetti. Come conciliare la distanza o meglio le distanze, l’allontanamento delle persone amate con un’idea di permanenza dentro di noi.